Doveva essere il
Salone della cultura e del political correct, ma si è rivelato l’evento che ha
messo in luce la vena di odio e intolleranza, a cominciare dalle polemiche
sulla presenza di Casa Pound, per finire a tutto quello che sono stati i ritiri
di alcune CE e illustri partecipanti.
Devo dire che il
video on line di Nicola Porro, fa pensare: il ‘mi si nota di più se non vado o
vado’, già in sé, raccoglie ciò che è stato il presenzialismo o l’assenza dalla
manifestazione sia di grandi nomi, Jovanotti, Siffredi, Neri Marcorè,
Pannofino, Luis Sepùlveda e Michela Murgia, Patrice Lawrence e Nicky Singer, il
trapper Achille Lauro, Franckie Hi-nrg MC, la scrittrice araba Fatima
Sharafeddine, l’astronauta Umberto Guidoni e fumettisti come Zerocalcare, che di assenti, a cominciare
dal ministro Salvini, anche se i suoi follower e quelli della destra nazionale,
hanno manifestato ampiamente fuori dai locali.
I numeri sono
stati importanti, nonostante tutto, quasi a far pensare che fosse un già tutto
programmato, un modo come un altro per accendere i riflettori su questa
manifestazione, che ha rischiato di non decollare, a causa di indagini in corso
per vari reati a carico della passata gestione.
Strutturalmente
gli ambienti sono stati migliorati: spazi più ampi tra le corsie, (da
dimenticare quelle congestionanti della passata edizione), aerazione
permeabile, utilizzo dello spazio dell’Oval, considerato che il padiglione 5, dedicato alle scuole, era in ristrutturazione.
Ed è stato
proprio mirato alla formazione, il progetto, rendendo centrale gli ambienti
dedicati a laboratori e partecipazione per gli studenti. Quasi 30000 ragazzi
hanno invaso i 3 padiglioni, invogliati ad acquistare i libri, grazie al buono
scuola da € 10, che è stato messo a loro disposizione.
Sono rimasta notevolmente
stupita da non vederli affollare stand di manga o fumetti, ma presi dalla
curiosità sia dal mondo fantasy (complici i nuovi video-game?) o dell’horror.
Sempre più bassa è l’età che avvicina i ragazzi al mondo del soprannaturale e
mi chiedo se non sia da interpretare come un segnale da raccogliere e studiare.
Io di sicuro lo terrò sotto osservazione.
Notevole è stato
l’afflusso di ‘gente di settore’ ossia di quelli che sono i nuovi portavoce
dell’editoria, ossia i blogger. Una fiumana, che ha potuto usufruire dello
sconto stampa, ampiamente criticata dagli addetti ai lavori, ossia i ‘veri’
giornalisti e critici letterari, che sono stati il grande ‘nulla’ di questo
evento.
A parte allo
spazio RAI, si è notato che a parlare di editoria, quella vera, quella
palpabile, quella da scaffale, per intenderci, non ce ne si è occupati per
nulla.
Gli editori
dettano i numeri, a cominciare dalla grandezza e la centralità dello stand, per
finire sul fare tendenza su chi doveva esserci, cosa vendere, usando le tecniche
più varie di marketing: dalla presenza di autori, schierati davanti alla platea
dei fan, fino a quelli che leggevano pezzi celebri di altri autori, critici che
cercavano di spiegare il perché in Italia non si legge (ossia quello che per
loro era sacro, il classico), fino ai beniamini degli youtuber e le loro folle
urlanti.
Ho notato più
gente farsi la foto nella vetrina dedicata a Strangers Things di Netflix che
alla Mondadori… questa la dice lunga sul nuovo potere dei media.
Grande
attrazione ha avuto lo spazio dedicato ai cosplay e al Lucca Comics, evento
imperdibile di inizio autunno, così come le sale per i giocatori di GDR del
primo padiglione.
Piccole CE e
nuove realtà editoriali sono fiorite come funghi, con spazi ridotti, ma
contenenti un cospicuo numero di autori esordienti, che hanno fatto molto più
marketing commerciale di Case Editrici conosciute e solide: la nuova
imprenditorialità del selfpublishing!
Notevole
delusione l’ho avuta su quella che ho sempre considerato un po’ il top dell’editoria
italiana, grandi CE che reclutavano autori per l’immissione sul mercato.
Su questo mi
fermo un istante (ho avuto una proposta persino io, e questo la dice lunga)!
Ci si ritrova in
quella che è una nuova campagna ‘acchiappa talenti’ (non vi ricorda esperienze
già vissute almeno una decina di anni fa?), dove alcune CE, che sembrano
praticamente inaccessibili – a cui molti autori ambiscono – improvvisamente non
utilizzano più collaborazione tramite concorsi (Kobo, Io scrittore, etc.) ma
accettano curricola e manoscritti direttamente dall’aspirante autore.
Certo, il self è
un mercato cospicuo, dove se hai una community alle spalle, puoi sperare di
essere notato in base al numero di vendite su Amazon (perché proprio qui?) e
che quindi, puoi spuntare un contratto quinquennale, per essere in libreria, e
dire ‘finalmente ce l’ho fatta’!
Ma è tutto qui,
l’editoria che vogliamo? Una vuota corsa alla recensione o all’occupare uno
scaffale? Dove mettiamo la qualità della lettura e della scrittura? Sempre più
CE pubblicano con una marea di refusi che il mondo del self appare più
professionale.
E’ forse una
manovra proprio per affossare i tanti autori, che a loro spese, investono su se
stessi? Forse ci si vede del complottismo, ma io che ci sono passata, qualche
dubbio, me lo tengo.
Ma all’autore
non importa, vuol poter dire ad amici e parenti che ce l’ha fatta, che è uno
scrittore, che le recensioni negativi non sono dovute al suo ‘talento’, ma è
solo invidia di chi non ce l’ha fatto e grida al plagio o al complotto.
Insomma, se
questo è ciò a cui si aspira, benvenuti nel mondo del Salone del libro, dove
tutto è possibile. I sogni diventano realtà, la lettura è lasciata al caso, se
riesci a promuoverti allora sei un vincente, se sei solo bravo… be’, questo è
un altro discorso.
Le opportunità –
a parte queste elencate – credo siano tutte nel mercato dell’audible, fiorente
bacino per genitori che non hanno voglia di leggere ai loro cuccioli (esperienza Alexa su Amazon, ne abbiamo?) – e nel
graphic novel, considerata la presenza di illustratori e grafici, che hanno riscosso
notevole successo.
Importante, e
forse sottovalutato, ma con numeri cospicui, sono le presenze presso il Salone
Off, dove si può essere una voce fuori dal coro e presentare prodotti di
nicchia, che sulla scuola di Amazon e la teoria della lunga coda di Anderson,
si possono trovare spazi per ciò che non rientra in categoria formazione,
romance, storico, erotico, fantasy. Sono mercati in espansione, una volta
abbandonati la finta cultura del saggio o della tendenza del momento.
Significativa è l’attualità, la vita vissuta, il benessere sociale, l’ambiente,
l’ecologia, il self made.
Ho la percezione
che il mondo editoriale si stia preparando per andare altrove, con un mix che
sfrutta i nuovi media, snobbando i social e passando a quella che sarà la vena
di creatività del futuro: il digitale evoluto e il prodotto che non punta sullo
stupire, ma informare. A differenza di chi crede che il lettore sia solo cieco
e volto alle mode, c’è una base concreta che i nativi digitali ci hanno
insegnato, ossia che non si fanno prendere in giro dalle parole e dalle storie
vuote, ma vogliono qualcosa che possa portare a loro sollievo, conoscenza e
soprattutto, far parte di qualcosa.
Se ‘lo
scrittore’ riesce a creare ciò, avrà un notevole mercato fiorente, se invece
tende a seguire la tendenza di insulsi contributi a partire da piattaforme come
Wattpad e Fanfiction, allora non ha compreso qual è il suo ruolo.
Fare lo
scrittore, non è un mestiere facile, è un po’ come il musicista. Le note sono
sette, ma bisogna sfruttare le sfumature per comporre qualcosa di magico, che
arrivi al cuore di chi ascolta. Scrivere, è lo stesso. Emerge chi ha più
capacità non di adattamento, ma di differenziazione e di visione del futuro.
Se siete in
questa categoria, allora sarete i prossimi espositori del Salone, o in
qualunque altro modo si chiami.
Prima ancora di
pubblicare, sento già il dissenso sulle mia parole, ma in fondo ci sono
abituata: il non voler sentire la verità fa proprio parte di questo mondo. E io la dico lo stesso 😃
Therry
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