venerdì 26 novembre 2021

Recensione per Katiuscia Girolametti e il suo "La normalità è sopravvalutata"

La lettura di cui vi parlo, ha un qualcosa di particolare. E' un libro piccolo, compatto, eppure ha dentro di sé la potenza di una bomba a espansione che vi lascerà senza parole. 



di Katiuscia Girolametti
ISBN: 978-88-5516-807-6
Formato: Rilegato
Genere: Diari e Memorie
Collana: Kalendae
CASA EDITRICE KIMERIK
Anno: 2021 - Mese: luglio
Pagine: 100

TRAMA

Quella di Katiuscia Girolametti è una famiglia fuori dagli schemi. Vive con quattro maschi, una sedia a rotelle e l'autismo, le ultime due appartengono alla stessa persona. Ha deciso di rendere pubblica la sua storia dopo aver passato numerose giornate a raccontare. Leggeva la voglia di sapere e il suo bisogno di far conoscere, condividere, parlare di disabilità vera, non quella triste che solitamente si vede nei film che troppo spesso raccontano falsità alterate per vendere nozioni distanti. Non si parla mai di quante difficoltà vive un genitore, di cosa possa significare iscrivere un figlio a scuola e a quale tipo di socialità sono destinati i ragazzi. Bisogna raccontare, diverso è solo qualcosa che non si ha il coraggio di conoscere, diverso è qualcosa che non appartiene, diverso non è normale. Ma che cos'è la normalità?


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Quello che vi propone l'autrice, una donna e mamma coraggiosa, è un viaggio in una realtà completamente scollata da quella quotidiana di tutti noi, perché non si può parlare di "normalità" se non si sa neanche cosa sia, non per ignoranza, ma per concetto.
Quando di parla di normalità, di solito si pensa alle solite cose: vita piatta, abitudinaria, orari scanditi da piccole cose, tempo, riti. Ma è davvero questa?
La normalità è pensare di avere un bambino, non dormire di notte perché ha le colichette, perché ha disturbi del sonno, perché è troppo attivo per riposare... Insomma, cose "normali" per giovani donne. Ma per Katiuscia, la normalità è avere un bimbo bello come il sole ma lunatico, e non perché fa i capricci - povera stella, non sa neanche cosa sono - ma perché ha un disturbo di natura neurobiologico, definito Disturbo dello Spettro Autistico (ASID) i cui sintomi si manifestano molto presto e sono permanenti.
Ecco in cosa consisterà la sua "normalità": scoppi di pianto inconsolabili, paura, reazione esagerata a stimoli ambientali, ma soprattutto, come nel caso di Daniele, il vivere su una sedia a rotelle.
Ciò che vi propone in lettura non è la pietosa storia di una madre che cerca comprensione, che vuole che il suo bambino venga accettato dalla società, ma una battaglia di una giovane donna che ha il coraggio di lottare per una normalità a cui tutti i bambini hanno diritto, ossia di fare il bambino e di godere di quei pochi, bei privilegi che hanno i bambini, come giocare, andare a scuola, stare con i compagni.
E invece no, questo non accade. E non gridiamo alla "vergogna" perché dovremmo vergognarci un po' tutti, perché l'atteggiamento che abbiamo verso la disabilità, il "diverso", ci accomuna un po' tutti.
Chi non ha mai sbuffato perché c'è il disabile che deve prendere l'ascensore in carrozzina e quindi blocca tutta la fila? O se stai girando come un matto per ore alla ricerca di un parcheggio, trovi liberi solo quelli destinati a chi ha una disabilità? "Eh, tutti disabili" inveiva l'altra sera una signore incollerito "farei fare il controllo alla polizia e poi vediamo se lo sono davvero!".
Potrei andare avanti così per ore, ma credo sia una realtà che conosciamo bene. 
Un po' meno quella della vita di ragazzi come Daniele che cercano di reggere il peso della cosiddetta "normalità" dei normodotati che non è la loro.
La loro è fatta di spazi bianchi, silenziosi, con musica a basso volume, con gesti non affrettati, con lunghe pause e reazioni diverse agli stimoli sensoriali.
Quella dei loro genitori è una lotta continua a trovare il posto auto occupato dall'idiota di turno, che deve comprare le sigarette e lascia l'auto su spazio riservato "per due minuti" (come se non conoscessimo bene quanto sono lunghi DUE MINUTI!").
La narrazione di Katiuscia è quella su frasi spezzettate, ma contingue, della canzone di Mia Martini "Almeno tu nell'universo", che diventano il filo conduttore dei brevi, ma intensi capitoli, ognuno che sembra storia a sé.
A racconti di normalità, di gite fuori porta disastrose, a gag giornaliere, ciò che emerge è uno spaccato volutamente ironico, ma che neanche nasconde l'amarezza di vedersi negare diritti, ma soprattutto comprensione, come la signora che candidamente afferma:

"Chi è il più grande?"
"Daniele".
"Mamma mia... C'hai avuto coraggio"
"A fare cosa?"
"Un altro figlio, dico, dopo..."
"Dopo cosa?"
"No, dico, immagino non sia facile".
"Non ho mai sentito una madre dire che sia facile fare il genitore".
"E, ma con lui?"
"Lui, chi?"
Nel silenzio sordo e imbarazzante di un'ignoranza così solida e compatta, si è alzata, probabilmente scocciata, forse delusa dal fatto che io non vedessi le sue stesse immagini, dal fatto che io vedessi semplicemente due bambini, dal fatto che lei vedesse chissà cosa che in quel momento non c'era, non c'era assolutamente.

La voglia di credersi superiori a qualsiasi cosa, che arriva a livello di un bambino, è davvero terribile, fa comprendere che persone - o meglio, esseri con la parola - abbiamo di fronte.
Si volta la testa, si fa finta di non capire, o si sospira scocciati, sperando che loro, i disabili o le loro famiglie, abbiano la dignità di tirarsi indietro, di non insistere, perché non si sa cosa dire.

Dal dizionario: Dignità: /di·gni·tà/ - sostantivo femminile
  1. 1.
    Rispetto che l'uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di sé stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati.

Infatti, secondo me, questo libro insegna un concetto antico, come la dignità, e quel bel comportamento che "loro", i "normali" dovrebbero avere e che invece hanno perso occasione di dimostrare.
Vi invito alla lettura e ad acquistare il libro, giusto per vivere delle "sane emozioni" e imparare ogni giorno a trovare in noi un pezzo di vera umanità.
Vi posso assicurare che è scorrevole da leggere, la scrittura di Katiuscia è ricca e leggera, bella da assaporare, colorata e frizzante. Potrebbe scrivere favole, romanzi o chick lit, vista la preparazione e la delicatezza che ha nel tocco, eppure scrive di temi importanti, che sono sicura, non vi lasceranno indifferenti.

Un bacio enorme a Daniele, Manuel e Leo, a Papillon e Katy per avermi regalato un momento di vita, sperando di potersi incontrare e abbracciare presto!


per chi volesse saperne di più sull'Autismo, invito a seguire pagine dedicate come:

https://www.bambinieautismo.org/cose-lautismo/

oppure una serie TV su Netflix su ragazzi più grandi con disturbi simili

https://www.netflix.com/it/title/80117540


Testo acquistato in proprio (la redazione)

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