Lettori fissi

giovedì 7 luglio 2011

La belva nera

“Ma lo sai che ore sono?” mi apostrofa una voce assonnata aprendo la porta della cucina.
“Le 2.30!” rispondo senza neanche alzare la testa dai miei grafici delle economie di scala “E tu che ci fai in piedi?”
“Mal di stomaco!” sbadiglia mia figlia, sedendosi sulla sedia di fianco alla mia “Lo sai che hai lasciato il trattore con il motore acceso in seconda fila?” aggiunge ridendo.
Alzo la testa e le sorrido: il trattore in questione è il papà che russa allegramente e che non ci fa chiudere occhio ogni volta che fa il suo pesante turno di pomeriggio.
Osservo attentamente il suo viso assonnato e mi tornano alla mente le lunghe notti di due anni fa quando stare sedute al tavolo di cucina a parlare, era normale.
… Ma allora, stavamo affrontando ‘la bestia nera’, come chiamo io la malattia di cui soffriva la mia Trilly, ossia la bulimia.
Notti e notti sedute a parlare, a tenerla tra le braccia quando piangeva, quando mi ripeteva che non capiva cosa le succedeva, ma che questa vita le faceva schifo.
Mi sembrava di tenerla appesa per i capelli da una finestra, cercando di insegnarle a non mollare, ma tenendo tra le mani un peso morto.
Sono passati due lunghi anni di notti bianche, di giornate passate ad osservare ogni suo movimento, ogni smorfia del viso, ogni suo passaggio accanto al frigo … la belva nera aveva un vantaggio enorme su di me e mi sentivo impotente.
Urla, minacce, pianti, punizioni … niente! Nulla serviva a scuoterla, nulla perforava quella corazza di buio che la risucchiava verso il basso.
Finché un giorno ho deciso di dire basta: l’ho tirata via da scuola, l’ho allontanata dalle sue amiche e le ho detto: “Adesso decido io per te: scuola, amiche, modo di vivere e modo di parlare … almeno se mi devi crocifiggere, so di averne colpa! Sono stufa di essere il bersaglio di accuse ingiustificate! … E se proprio vuoi buttare via la tua vita, lo farai con la persona che ti ha messo al mondo!”
Parole difficili, rabbiose, dolorose e anche forti, ma ormai non avevo più forza di combattere!
Ho avuto fortuna, ho vinto io! Dal giorno dopo cambio di look, taglio di capelli, imparare dai piccoli gesti e capire che il cibo era solo un modo di nutrirsi, non una valvola di sfogo!
Giro di vite: nuova scuola, nuove amiche e imparare ad accettare le piccole sconfitte come gradini che, se saliti uno dopo l’altro, ti portano in cima … da cui si può ancora cadere, ma da un punto meno basso.
“E’ tornata, mamma!” mi dice lei a voce bassa, alzando gli occhi su di me.
Non so di che natura, ma i brividi mi si sono inerpicati su per la schiena … No, non volevo ricominciare!
Mi sorride a mezze labbra, come mi volesse fare uno scherzo …
“Non io, tranquilla, … Ma il problema ora è Lia!”
La sua amica del cuore, con un problema simile … abbiamo riscontrato che nella sua classe ci sono tante ragazze che di fronte allo ‘shock’ dell’adolescenza e del doversi adattare ai cambiamenti, ha ritenuto valido scegliere questa strada o l’inverso, ossia l’anoressia.
“NO!” le dico secca, senza neanche guardarla “Non puoi chiedermelo!”
“Ma’!” mi dice con quel tono di protesta “Non puoi dirmi di no! Tu lo hai affrontato, tu sai cosa fare … lei non ha nessuno, solo noi!”
Come si fa a spiegare che una famiglia è il primo soggetto a dover essere coinvolto quando ci sono questi problemi? Come si fa a dirle che non è tradire la fiducia dell’amica, se si informa qualche adulto?
“Hanno diritto a sapere … io non avrei accettato di essere all’oscuro!” le rispondo fissandola truce.
“Ma tu sei diversa!”
Ecco, lo sapevo! Mai una volta che riconosca il mio ruolo di adulto, il mio dover essere dall’altra parte della barricata … per lei, come per le sue amiche, io sono quella ‘strana’, quella che pur avendo l’involucro da adulto, sono una di loro!
“Io sono una madre!” le ripeto, scandendo bene le parole.
“Ma non la pensi come loro! Insomma, secondo te, la madre di Lia cosa direbbe, se sapesse??”
Posso rispondere ‘non capirebbe’ o ‘si vergognerebbe di sua figlia’ oppure direbbe ‘che non è un problema?’ Mi sa di no!
“Non voglio ricadere in quel baratro!” le dico seria “Ogni volta che affronto questi problemi con voi, il mio cuore rimane ferito a morte!”
“E vuoi donare gli organi nuovi?” mi prende in giro “Almeno, chi lo riceverà saprà che funziona!”
Ho voglia di strangolarla … ma se non l’ho lasciata andare due anni fa, non riuscirò a mollarla adesso … però le mani mi prudono e vorrei mollarle almeno uno scappellotto.
“Le dico di passare domani per pranzo, ok?” dice alzandosi.
Sbuffo, ma acconsento con un cenno del capo … non riuscirò mai a non farmi coinvolgere!
Un enorme abbraccio mi arriva alle spalle, come una coperta di morbida lana in una notte d’inverno!
“Ti sono venuti due capelli bianchi, proprio qui davanti!” mi dice la monella “Ma non tingerli, così puoi sembrare più .. adulta!”
“Solo due?” ironizzo alzando un sopracciglio “Ho avuto una fortuna sfacciata e non lo sapevo!” esclamo tirandole una sculacciata e spingendola fuori dalla cucina.
E mentre si allontana, mi rendo conto che l’ora di economia è passata da un pezzo …
Mi tocca andare a riposare e … spegnere il trattore lasciato parcheggiato in seconda fila a motore acceso, prima che mi prenda anche una multa!!

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