Lettori fissi

martedì 11 gennaio 2022

Intervista ad Altre Voci Edizioni

Buongiorno.

Ripartiamo nel nuovo anno con una CE che si è fatta notare: AltreVoci Edizioni



Buongiorno. Qualche notizia su di voi

Eccoci! In tempo di crisi chi apre una partita iva compie un atto coraggioso, ma chi apre una casa editrice fa anche di peggio, rasenta la follia. Forse. O forse no, perché siamo convinti che come in ogni settore, chi decide di lavorare con competenza e professionalità i risultati li possa ottenere. Ovviamente il focus non è diventare ricchi, ma cercare nel nostro piccolo di dare voce a chi questa voce la meriterebbe ma non la ha. Non la ha per tanti motivi, su tutti per l’editoria a pagamento, fenomeno vergognoso che poco ha a che fare con l’editoria, secondo il nostro punto di vista.

 

Una casa editrice nasce per amore o necessità. La vostra scelta?

Per amore. Anzi, per necessità perché amiamo questo mondo e lo vediamo compromesso da ragioni economici e grandi numeri, mentre si dovrebbe tornare a pensare al piccolo, alla fiducia, alle competenze e alla felicità di fare qualcosa che si ama. Scrivere non è una professione perché in questo paese si è deciso così, ma non è un comandamento scritto su pietra.

 

Quali competenze servono a costruire una CE di successo?

La prima skill richiesta è l’etica. Sembra assurdo perché non è una competenza ma una qualità, ma in un mondo dove sbagliare è lecito ma spesso non perdonato, è proprio l’etica a darti quella seconda possibilità, e forse anche una terza e una quarta. Tutti sbagliamo, il segreto è farlo con onestà, perché essere così ripaga sempre. Poi serve tenacia, coraggio, perseveranza. Si, esatto, non sono competenze. Quelle alla fine si imparano, o si cercano in altri. Ma queste no, o si hanno, o tanto vale non iniziare.

 

Quali sono i vostri generi e i target

La letteratura è ricca di classificazioni, di generi, di collane. Anche noi abbiamo e avremo le nostre, ma lo spirito con il quale siamo partiti era fare solo una prima selezione: quello che ci piace da quello che non ci piace. Abbiamo già rifiutato testi che avrebbero venduto, sfruttando la macabra curiosità che il format televisivo ha creato, e abbiamo selezionato testi che forse, e dico forse, si ripagheranno. Ma chi li leggerà troverà in essi del bello e quella è la discriminante che stiamo adottando.

 

Qual è l’autore ideale per voi?

Gli umili. Beati gli umili che verranno selezionati per primi. La semplicità delle persone si riflette spesso nei messaggi che veicolano e noi cerchiamo anche questo: semplicità. Chi si crede arrivato non ha bisogno di noi, si troverebbe male in questa famiglia. La vita è crescita, e noi siamo nella nostra infanzia, abbiamo bisogno di imparare così tanto, che abbiamo necessità di avere attorno scrittori pronti a farlo, spesso senza neppure saperlo.

 



Foto (da sinistra verso destra): Francesco Grandis, Annalisa Panesi, Aldo Boraschi, Marco Paganini


Come scegliete i romanzi da pubblicare?

Democraticamente. Molti lettori ci hanno dato disponibilità a valutare i testi, e se la media delle valutazioni è positiva, il responsabile di genere/collana si assume il compito di valutarlo definitivamente, leggendolo e relazionandolo agli altri al fine di far nascere un confronto interno che porta chiarezza sulla decisione da prendere.

 

Cosa vi identifica e vi mette ‘fuori dal coro’?

Ci identifica la genuinità: pane al pane e vino al vino. E non siamo fuori dal coro, siamo gli ultimi della fila, che tengono la porta aperta a chiunque voglia cantare.

 

Eventi in presenza sì o no e perché?

Sì. Sì perché c’è bisogno di umanità, di normalità e di cultura come non mai. In sicurezza, seguendo le norme, limitatamente, ma sì.

 

I vostri rapporti con i media e i social

Siamo più persone ed è difficile generalizzare. Potrei azzardare che tutti ne riconosciamo l’importanza ma che decisamente non ne dipendiamo. Anzi, a tratti li eviteremmo anche, a livello personale. Ma sarebbe una scelta sbagliata, bisogna cercare di condividere, con i conoscenti ma non solo, il bello che questa vita ci regala tutti i giorni.

 

Cosa fa della vostra CE un’azienda 2.0?

Non saprei. Nel senso che a seguire l’informatica, anche il 2.0 è “roba vecchia”, ma forse nell’editoria di oggi, quella classificazione potrebbe essere adottata per i diversi e nuovi supporti in fase crescente. Il digitale e l’audio sono probabilmente il futuro, anche se ancora molto lontani da essere prioritari. Ma rimangono supporti. Veicoli. L’editoria rimane la stessa: il creare, lo scegliere, il cesellare. Mestiere vecchio. Quasi antico. Ecco, forse noi siamo semplicemente vintage.



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