Buongiorno.
Ripartiamo nel nuovo anno con una CE che si è fatta notare: AltreVoci Edizioni
Buongiorno.
Qualche notizia su di voi
Eccoci! In tempo di crisi chi apre una partita iva compie
un atto coraggioso, ma chi apre una casa editrice fa anche di peggio, rasenta
la follia. Forse. O forse no, perché siamo convinti che come in ogni settore, chi
decide di lavorare con competenza e professionalità i risultati li possa
ottenere. Ovviamente il focus non è diventare ricchi, ma cercare nel nostro
piccolo di dare voce a chi questa voce la meriterebbe ma non la ha. Non la ha
per tanti motivi, su tutti per l’editoria a pagamento, fenomeno vergognoso che
poco ha a che fare con l’editoria, secondo il nostro punto di vista.
Una
casa editrice nasce per amore o necessità. La vostra scelta?
Per amore. Anzi, per necessità perché amiamo questo
mondo e lo vediamo compromesso da ragioni economici e grandi numeri, mentre si
dovrebbe tornare a pensare al piccolo, alla fiducia, alle competenze e alla
felicità di fare qualcosa che si ama. Scrivere non è una professione perché in
questo paese si è deciso così, ma non è un comandamento scritto su pietra.
Quali
competenze servono a costruire una CE di successo?
La prima skill richiesta è l’etica. Sembra assurdo perché
non è una competenza ma una qualità, ma in un mondo dove sbagliare è lecito ma
spesso non perdonato, è proprio l’etica a darti quella seconda possibilità, e
forse anche una terza e una quarta. Tutti sbagliamo, il segreto è farlo con
onestà, perché essere così ripaga sempre. Poi serve tenacia, coraggio,
perseveranza. Si, esatto, non sono competenze. Quelle alla fine si imparano, o
si cercano in altri. Ma queste no, o si hanno, o tanto vale non iniziare.
Quali
sono i vostri generi e i target
La letteratura è ricca di classificazioni, di
generi, di collane. Anche noi abbiamo e avremo le nostre, ma lo spirito con il
quale siamo partiti era fare solo una prima selezione: quello che ci piace da
quello che non ci piace. Abbiamo già rifiutato testi che avrebbero venduto,
sfruttando la macabra curiosità che il format televisivo ha creato, e abbiamo
selezionato testi che forse, e dico forse, si ripagheranno. Ma chi li leggerà
troverà in essi del bello e quella è la discriminante che stiamo adottando.
Qual
è l’autore ideale per voi?
Gli umili. Beati gli umili che verranno selezionati
per primi. La semplicità delle persone si riflette spesso nei messaggi che
veicolano e noi cerchiamo anche questo: semplicità. Chi si crede arrivato non
ha bisogno di noi, si troverebbe male in questa famiglia. La vita è crescita, e
noi siamo nella nostra infanzia, abbiamo bisogno di imparare così tanto, che
abbiamo necessità di avere attorno scrittori pronti a farlo, spesso senza
neppure saperlo.
Come
scegliete i romanzi da pubblicare?
Democraticamente. Molti lettori ci hanno dato
disponibilità a valutare i testi, e se la media delle valutazioni è positiva,
il responsabile di genere/collana si assume il compito di valutarlo
definitivamente, leggendolo e relazionandolo agli altri al fine di far nascere
un confronto interno che porta chiarezza sulla decisione da prendere.
Cosa
vi identifica e vi mette ‘fuori dal coro’?
Ci identifica la genuinità: pane al pane e vino al
vino. E non siamo fuori dal coro, siamo gli ultimi della fila, che tengono la
porta aperta a chiunque voglia cantare.
Eventi
in presenza sì o no e perché?
Sì. Sì perché c’è bisogno di umanità, di normalità e
di cultura come non mai. In sicurezza, seguendo le norme, limitatamente, ma sì.
I
vostri rapporti con i media e i social
Siamo più persone ed è difficile generalizzare.
Potrei azzardare che tutti ne riconosciamo l’importanza ma che decisamente non
ne dipendiamo. Anzi, a tratti li eviteremmo anche, a livello personale. Ma
sarebbe una scelta sbagliata, bisogna cercare di condividere, con i conoscenti
ma non solo, il bello che questa vita ci regala tutti i giorni.
Cosa
fa della vostra CE un’azienda 2.0?
Non saprei. Nel senso che a seguire l’informatica,
anche il 2.0 è “roba vecchia”, ma forse nell’editoria di oggi, quella
classificazione potrebbe essere adottata per i diversi e nuovi supporti in fase
crescente. Il digitale e l’audio sono probabilmente il futuro, anche se ancora
molto lontani da essere prioritari. Ma rimangono supporti. Veicoli. L’editoria
rimane la stessa: il creare, lo scegliere, il cesellare. Mestiere vecchio.
Quasi antico. Ecco, forse noi siamo semplicemente vintage.
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