Lettori fissi

mercoledì 27 ottobre 2021

Recensione per 'Troppo vicino al sole' di Verdiana Rigoglioso

Vi invito a leggere questo libro, una storia d'amore e di molti altri sentimenti che l'autrice, Verdiana Rigogliosa, ha scritto per tutte noi.



Stefania e Roberto sono una delle coppie più brillanti che i media italiani abbiano mai incontrato: lei, giovane e bella, è una scienziata tanto geniale quanto stravagante, ormai famosa in tutto il mondo per le sue incredibili scoperte. Roberto ha un lavoro appagante, un aspetto sempre impeccabile e nessuno scheletro nell’armadio. Una coppia che sembra capace di affrontare qualsiasi ostacolo… eppure, non è tutto oro quel che luccica.

Vorrebbe tanto essere una persona comune, Stefania, ma la sua mente geniale l’ha sempre fatta sentire un po’ esclusa, e forse anche un po’ fuori dalle righe. Quando però incontra Roberto, il suo desiderio di avere una vita come tutte le altre sembra finalmente esaudirsi: il loro è un amore totalizzante, talmente forte che niente e nessuno sembra poterlo sradicare. Eppure, giorno dopo giorno, Stefania sente che Roberto nasconde delle ombre che rischiano di mettere a repentaglio non solo il loro amore, ma tutto ciò che lei è sempre stata.
Quando, dopo un terribile evento accaduto all’improvviso, Stefania rischierà di perdere tutto – ma soprattutto se stessa – dovrà trovare la forza di rialzarsi e di credere di nuovo nell’amore… riuscirà a farlo?




Vorrei dire due parole su questo libro e non so quali usare...
Tanta è l'amarezza, quanto la gioia che mi pervade nel mettere la parola 'fine' alla storia di Stefania e Roberto.
E' stata una storia sofferta, vissuta, respirata in punta di piedi, proprio per evitare di far rumore in un momento in cui i due protagonisti erano più fragili, più esposti alla rottura.
Tutto ha inizio con una frase, che diventa il mood dell'intera storia:
Di cosa non vuole più vergognarsi, Stefania?

Della sua fragilità, del suo amore per il marito, del suo carattere, della sua indipendenza, del suo lavoro?

Qualunque sia la 'cosa' che le crea questo disagio, fatto sta, che non dovrebbe neanche porsi questo quesito.

Non si deve aver paura o vergogna se qualcosa ci fa star bene, se ci fa sentire realizzate, se ci fa sentire 'vive'.

Essere una donna brillante, una scienziata, con una fama e un curriculum da far invidia a parecchi uomini, non deve essere una colpa, anzi. Anche incappare in piccole debolezze, come concedersi qualche bicchiere di tanto in tanto, giusto per affogare disagi e delusioni, o per festeggiare piccoli traguardi, non deve creare disagio. Né si può permettere a determinati uomini di farlo notare.

Ma quando il tuo 'nemico' ti dorme di fianco, fa di tutto per smontare la tua vera essenza, facendo a pezzi, in modo sottilissimo, la tua autostima e la tua identità, allora si devono avvertire i segni del pericolo.

Stefania ritiene - come tante donne - la violenza come solo quella fisica, urlata, verbale, prepotente, non quella di manipolare il pensiero, di far sentire in colpa, di innescare in se stessa quella strisciante sensazione di inadeguatezza che la porta a pensare: sono una cattiva moglie? Sono una persona egoista? 

Non farlo arrabbiare.
No. Roberto non può arrabbiarsi. Roberto dorme.

Roberto dorme, non il sonno dei giusti, ma quello del karma, una sorta di ritorno che la vita gli ha donato, come compenso per le sue azioni.

Ma quali azioni, si chiede il lettore, quando legge solo di un uomo deluso, sconfitto, schiacciato da una moglie che gli nega tutto, anche un misero pasto o la pulizia della casa?

Non mi guardò neanche allora, e avvertii una forte sensazione negativa - un bruciore appena sotto il petto, che solitamente addebitavo alla gastrite portata dai troppi caffè.
Senso di colpa.

Il senso della colpa. 
Maledetto sentimento che ti stritola il cuore e non ti fa vivere. Quella mano fredda che stringe forte il petto e ti fa sentire vuota, inutile, compromessa.
Stefania non può che soccombere a questo momento, spegnersi, evitare di far rumore, pur di non sentirlo più dentro di sé. Soprattutto ora che Roberto dorme.
Come puoi dire agli altri ciò che senti? Come puoi confessare ai tuoi amici, genitori, parenti che l'uomo che credevi fosse la tua salvezza ha costruito le sbarre della tua prigione?
Quell'uomo mite, che sorride sempre e accoglie ogni tuo desiderio, come può trasformarsi nel tuo carceriere, renderti il riflesso di te stessa?
Stefania non lo sa, ma comprende solo che se vuole sopravvivere, deve lottare.
Una storia che coinvolge molti sentimenti, verso la protagonista, verso Roberto, verso tutte le persone che ruotano attorno alla vita sfavillante di una splendida coppia, che dietro la patinatura della routine d'elite, nasconde una vastità e una sconfortante tragedia quotidiana.
L'autrice ha saputo rappresentare bene la problematica, non affondando nella tragedia, né nella superficialità la sua indagine, restando sempre in una zona di speranza, di luce, di conforto, con la sua scrittura leggera e delicata.
La narrazione ha un che di poetico, quasi antico, in una storia che invita a riflettere e ad agire. Ci si può sentire in sintonia con un personaggio o con un altro, ma alla fine ciò che emerge è la consapevolezza e la necessità di reagire, di vivere, di tornare o cominciare a essere se stessi.
Mentre tu sei in coma io mi sono risvegliata. Ma il mio non era sonno: era una veglia disturbata da momenti di buio - i tuoi - e poi siamo entrati in questo limbo e ciò che mi resta di te sono ricordi così brutti da eliminare tutto ciò che di bello avevamo
"Troppo vicino al sole" è uno spaccato sull'animo umano, su quella tenda troppo spesso accostata per non far trapelare le voci, i sussurri, i momenti che necessiterebbero di essere colti e seguiti. E' la storia di un sentimento che sembra amore, ma che si rivela essere una catena che occorre spezzare, da soli o con aiuto.

“Molte donne non affrontano mai l’uomo da cui hanno subito violenza… altre lo fanno quando finalmente si sentono al sicuro, e qualcuna scappa per scelta. Chi di loro sbaglia, secondo lei?”

“Nessuna.” dico ad alta voce.

E questo, forse, l'ultimo insegnamento, che Verdiana ci chiede di raccogliere.
E farlo volare, come fosse piuma.

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