Lettori fissi

mercoledì 15 dicembre 2021

Intervista a Marta Arvati

 


Per prima cosa, parlaci di te

Ho 43 anni (44 a dicembre), vivo a Verona e lavoro come impiegata full time in uno studio notarile. Amo gli animali, la natura e il buon cibo. Le mie passioni sono scrivere, disegnare e ascoltare musica... e magari guardare qualche film o serie tv. Il mio interesse per gli anime e manga mi ha spinta a studiare la lingua giapponese, potendo così approfondire la conoscenza di questa cultura affascinante nella speranza un giorno di poter fare un viaggio proprio in Giappone

Scrivere, perché?

Perché per me è di vitale importanza, anche se ho avuto battute d’arresto durate anni. Scrivere mi permette di studiare e approfondire il mondo dentro e fuori di me per poi raccontarlo alla mia maniera. E non essere io una grande parlatrice, causa la mia innata timidezza, preferisco di gran lunga scrivere, lasciando emergere la vera me stessa tra le parole

Qual è l’elemento che non manca mai nei tuoi scritti?

Per me è fondamentale la costruzione dei personaggi, raccontarli dentro e fuori per far sì che i lettori li possano vedere e sentire. Quindi sicuramente lo studio dei personaggi ha molto rilievo nei miei romanzi, così come quello dell’ambientazione

Come immagini i dialoghi?

Li immagino come se si trattasse della scena di un film. Se i personaggi hanno una loro identità definita, viene naturale. Alle volte addirittura mi ritrovo a mimarli, ma faccio attenzione a non avere nessuno intorno

Genere puro o contaminazioni di genere in un unico libro?

Non amo le suddivisioni troppo rigide in generi, le trovo limitanti. Credo che una storia non possa essere racchiusa nella sua totalità in una categoria ristretta, perciò ben vengano le contaminazioni, ma prestando attenzione a non confondere il lettore. Un romanzo deve sempre avere una sua identità

Ci deve essere empatia con i personaggi o distacco?

Assolutamente empatia, per me, fino al punto in cui i personaggi arrivano addirittura a "prendere vita" e a muoversi da soli

La scrittura ha potere terapeutico per te?

Sì, lo ha avuto in momenti molto difficili della mia vita e lo ha tuttora. Come una mano tesa che viene in mio soccorso e mi spinge, mi costringe a rialzarmi, a mettere ordine, ad analizzare ciò che esiste dentro e fuori di me

Qual è il libro più importante che hai scritto? Perché?

Non so se è il più importante, ma quello di cui sono più soddisfatta, in tutto e per tutto, è "Lento Inafferrabile". Si tratta di un new adult on the road che ho scritto nei mesi del lockdown del 2020. Quando eravamo tutti rinchiusi, impossibilitati a muoverci, ho viaggiato con i protagonisti di questo romanzo e mi sono legata profondamente a loro

Cosa preferisci trasmettere, spensieratezza o un messaggio ben preciso?

Ciò che desidero fare con i miei romanzi è raccontare. Raccontare storie, emozioni, persone. Che poi i lettori vi colgano dei messaggi positivi, al di là delle varie peripezie alle quali costringo i miei personaggi, non può che farmi piacere.

Collaborazioni con i blog: utili o superate?

Per me, sempre utilissime e piacevoli, non ringrazierò mai abbastanza i blog per la loro disponibilità e gentilezza, ed è sempre interessante e bello confrontarsi con loro


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