Lettori fissi

martedì 11 giugno 2019

Pensieri e riflessioni sul Salone del Libro 2019


Doveva essere il Salone della cultura e del political correct, ma si è rivelato l’evento che ha messo in luce la vena di odio e intolleranza, a cominciare dalle polemiche sulla presenza di Casa Pound, per finire a tutto quello che sono stati i ritiri di alcune CE e illustri partecipanti.
Devo dire che il video on line di Nicola Porro, fa pensare: il ‘mi si nota di più se non vado o vado’, già in sé, raccoglie ciò che è stato il presenzialismo o l’assenza dalla manifestazione sia di grandi nomi, Jovanotti, Siffredi, Neri Marcorè, Pannofino, Luis Sepùlveda e Michela Murgia, Patrice Lawrence e Nicky Singer, il trapper Achille Lauro, Franckie Hi-nrg MC, la scrittrice araba Fatima Sharafeddine, l’astronauta Umberto Guidoni e fumettisti come Zerocalcare, che di assenti, a cominciare dal ministro Salvini, anche se i suoi follower e quelli della destra nazionale, hanno manifestato ampiamente fuori dai locali.
I numeri sono stati importanti, nonostante tutto, quasi a far pensare che fosse un già tutto programmato, un modo come un altro per accendere i riflettori su questa manifestazione, che ha rischiato di non decollare, a causa di indagini in corso per vari reati a carico della passata gestione.
Strutturalmente gli ambienti sono stati migliorati: spazi più ampi tra le corsie, (da dimenticare quelle congestionanti della passata edizione), aerazione permeabile, utilizzo dello spazio dell’Oval, considerato che il padiglione 5, dedicato alle scuole, era in ristrutturazione.
Ed è stato proprio mirato alla formazione, il progetto, rendendo centrale gli ambienti dedicati a laboratori e partecipazione per gli studenti. Quasi 30000 ragazzi hanno invaso i 3 padiglioni, invogliati ad acquistare i libri, grazie al buono scuola da € 10, che è stato messo a loro disposizione.
Sono rimasta notevolmente stupita da non vederli affollare stand di manga o fumetti, ma presi dalla curiosità sia dal mondo fantasy (complici i nuovi video-game?) o dell’horror. Sempre più bassa è l’età che avvicina i ragazzi al mondo del soprannaturale e mi chiedo se non sia da interpretare come un segnale da raccogliere e studiare. Io di sicuro lo terrò sotto osservazione.
Notevole è stato l’afflusso di ‘gente di settore’ ossia di quelli che sono i nuovi portavoce dell’editoria, ossia i blogger. Una fiumana, che ha potuto usufruire dello sconto stampa, ampiamente criticata dagli addetti ai lavori, ossia i ‘veri’ giornalisti e critici letterari, che sono stati il grande ‘nulla’ di questo evento.
A parte allo spazio RAI, si è notato che a parlare di editoria, quella vera, quella palpabile, quella da scaffale, per intenderci, non ce ne si è occupati per nulla.
Gli editori dettano i numeri, a cominciare dalla grandezza e la centralità dello stand, per finire sul fare tendenza su chi doveva esserci, cosa vendere, usando le tecniche più varie di marketing: dalla presenza di autori, schierati davanti alla platea dei fan, fino a quelli che leggevano pezzi celebri di altri autori, critici che cercavano di spiegare il perché in Italia non si legge (ossia quello che per loro era sacro, il classico), fino ai beniamini degli youtuber e le loro folle urlanti.
Ho notato più gente farsi la foto nella vetrina dedicata a Strangers Things di Netflix che alla Mondadori… questa la dice lunga sul nuovo potere dei media.
Grande attrazione ha avuto lo spazio dedicato ai cosplay e al Lucca Comics, evento imperdibile di inizio autunno, così come le sale per i giocatori di GDR del primo padiglione.
Piccole CE e nuove realtà editoriali sono fiorite come funghi, con spazi ridotti, ma contenenti un cospicuo numero di autori esordienti, che hanno fatto molto più marketing commerciale di Case Editrici conosciute e solide: la nuova imprenditorialità del selfpublishing!
Notevole delusione l’ho avuta su quella che ho sempre considerato un po’ il top dell’editoria italiana, grandi CE che reclutavano autori per l’immissione sul mercato.
Su questo mi fermo un istante (ho avuto una proposta persino io, e questo la dice lunga)!
Ci si ritrova in quella che è una nuova campagna ‘acchiappa talenti’ (non vi ricorda esperienze già vissute almeno una decina di anni fa?), dove alcune CE, che sembrano praticamente inaccessibili – a cui molti autori ambiscono – improvvisamente non utilizzano più collaborazione tramite concorsi (Kobo, Io scrittore, etc.) ma accettano curricola e manoscritti direttamente dall’aspirante autore.
Certo, il self è un mercato cospicuo, dove se hai una community alle spalle, puoi sperare di essere notato in base al numero di vendite su Amazon (perché proprio qui?) e che quindi, puoi spuntare un contratto quinquennale, per essere in libreria, e dire ‘finalmente ce l’ho fatta’!
Ma è tutto qui, l’editoria che vogliamo? Una vuota corsa alla recensione o all’occupare uno scaffale? Dove mettiamo la qualità della lettura e della scrittura? Sempre più CE pubblicano con una marea di refusi che il mondo del self appare più professionale.
E’ forse una manovra proprio per affossare i tanti autori, che a loro spese, investono su se stessi? Forse ci si vede del complottismo, ma io che ci sono passata, qualche dubbio, me lo tengo.
Ma all’autore non importa, vuol poter dire ad amici e parenti che ce l’ha fatta, che è uno scrittore, che le recensioni negativi non sono dovute al suo ‘talento’, ma è solo invidia di chi non ce l’ha fatto e grida al plagio o al complotto.
Insomma, se questo è ciò a cui si aspira, benvenuti nel mondo del Salone del libro, dove tutto è possibile. I sogni diventano realtà, la lettura è lasciata al caso, se riesci a promuoverti allora sei un vincente, se sei solo bravo… be’, questo è un altro discorso.
Le opportunità – a parte queste elencate – credo siano tutte nel mercato dell’audible, fiorente bacino per genitori che non hanno voglia di leggere ai loro cuccioli (esperienza Alexa su Amazon, ne abbiamo?) – e nel graphic novel, considerata la presenza di illustratori e grafici, che hanno riscosso notevole successo.
Importante, e forse sottovalutato, ma con numeri cospicui, sono le presenze presso il Salone Off, dove si può essere una voce fuori dal coro e presentare prodotti di nicchia, che sulla scuola di Amazon e la teoria della lunga coda di Anderson, si possono trovare spazi per ciò che non rientra in categoria formazione, romance, storico, erotico, fantasy. Sono mercati in espansione, una volta abbandonati la finta cultura del saggio o della tendenza del momento. Significativa è l’attualità, la vita vissuta, il benessere sociale, l’ambiente, l’ecologia, il self made.
Ho la percezione che il mondo editoriale si stia preparando per andare altrove, con un mix che sfrutta i nuovi media, snobbando i social e passando a quella che sarà la vena di creatività del futuro: il digitale evoluto e il prodotto che non punta sullo stupire, ma informare. A differenza di chi crede che il lettore sia solo cieco e volto alle mode, c’è una base concreta che i nativi digitali ci hanno insegnato, ossia che non si fanno prendere in giro dalle parole e dalle storie vuote, ma vogliono qualcosa che possa portare a loro sollievo, conoscenza e soprattutto, far parte di qualcosa.
Se ‘lo scrittore’ riesce a creare ciò, avrà un notevole mercato fiorente, se invece tende a seguire la tendenza di insulsi contributi a partire da piattaforme come Wattpad e Fanfiction, allora non ha compreso qual è il suo ruolo.
Fare lo scrittore, non è un mestiere facile, è un po’ come il musicista. Le note sono sette, ma bisogna sfruttare le sfumature per comporre qualcosa di magico, che arrivi al cuore di chi ascolta. Scrivere, è lo stesso. Emerge chi ha più capacità non di adattamento, ma di differenziazione e di visione del futuro.
Se siete in questa categoria, allora sarete i prossimi espositori del Salone, o in qualunque altro modo si chiami.
Prima ancora di pubblicare, sento già il dissenso sulle mia parole, ma in fondo ci sono abituata: il non voler sentire la verità fa proprio parte di questo mondo. E io la dico lo stesso 😃

Therry





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