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venerdì 23 dicembre 2022

Recensione di "Storia di un ospite" di Diego Galdino

Potrei iniziare questa recensione nel dire: "Ma come mai questo libro me lo ero perso?"
Risposta: perché Diego Galdino, per me, era uno scrittore del panorama romantico italiano che ancora non conoscevo sotto questo profilo.
La verità è che lo stesso autore si è un po' distaccato da se stesso nella stesura di questa storia, da sembrare scritta da una persona diversa, anche se... eh, la raffinatezza di Diego la si sente sotto ogni riga, a cominciare dalla sensibilità d'animo fino alla ricchezza del personaggio.
Lexys.
Parliamone.


La trama

Nell'ottanta avanti cristo Lexys precipita sulla terra con una capsula di salvataggio. Ha l'aspetto degli umani, ma è mentalmente superiore ed il suo corpo non invecchia. Si prefigge un obiettivo, conquistare il pianeta Terra. Giulio Cesare, Napoleone, Hitler, saranno stati umani davvero? Fin dove si è spinto Lexys? E se ci fosse una famiglia che da secoli si tramanda la missione di fermarlo? Cosa si cela dietro ai fasti e alla fine degli uomini più conosciuti della storia dell'umanità? E se Lexys fosse ancora tra noi?


Quando lo conosci, Lexys ti appare un po' spaesato, da un lato dedito alla sopravvivenza, dall'altro quasi felice di iniziare una nuova avventura. Non sente la mancanza di casa? Non ha lasciato nessuno d'importante?
A me, in verità, è sembrato quasi felice di essersi 'liberato' del suo 'se' per iniziare a essere qualcun altro.
Sì, perché, pur non essendo un parassita che s'impossessa del corpo altrui, ne ruba l'identità.
Non sentite molto attuale questa situazione? Ci ritorneremo.
Man mano che il personaggio comincia ad attraversare i secoli, cerca figure in cui identificarsi e si appropria di...
E qui mi è quasi preso un infarto e pensavo fosse uno scherzo ben orchestrato, perché i personaggi che diventano 'lui' sono quelli che ho amato di più nei libri di storia.
No, Hitler, forse no, ma questo è un incidente di percorso storico.
Giulio Cesare, Napoleone, Jules Verne sono i miei personaggi storici, quelli che ho amato in profondità e dei quali ho apprezzato gesta e scritti.
Verne è stato il primo libro che ho letto 'da sola' all'età di 5 anni. Viaggio al centro della terra è stata la base su cui si è formata la mia anima letteraria e il De Bello Gallico ha dato il tocco finale al mio esame di maturità.
E di Napoleone, vogliamo parlarne? 
Ricordo che a scuola ero arrabbiatissima quando ha 'mollato' Giuseppina per Maria Teresa, e ho sofferto con lui l'esilio di Sant'Elena. 
Tutto ciò spiega anche perché la poesia che amo di più è il "5 maggio" di Manzoni.
Ei fu.
Ma torniamo al libro e lasciamo stare le curiosità.
Lexys prova a farsi strada nel mondo, con sotterfugi che, devo dire, non sono molto violenti, pur arrecando morte a molti umani, ma non è altro che l'applicazione della legge dei più forti, che lui usa con una pianificazione quasi geniale.
E le donne?
Possiamo pensare a lui come un alieno qual è, ma penso che durante i secoli si sia in parte 'umanizzato' perché, seppur non si possa parlare di amore, prova sentimenti per molte delle donne che lo hanno affiancato, cercando in tutte un filo di comunione che è sempre la prima che lo ha stregato.
Ma la storia non è tutta qua, viaggia su doppio binario, al pari di un segreto che debba essere custodito, ossia coloro che lo cercano per annientarlo. Una famiglia giudaica, i Rabin, che vogliono mettere fine a quella che giudicano un'aberrazione e riportare il corso del destino degli umani, sotto il dominio del fato.
Non vi dico altro, spero che le mie elucubrazioni vi abbiano incuriositi e che l'approccio al libro sia più come un viaggio inaspettato che storico.
L'intreccio usato dall'autore mette in dubbio la realtà, sembra studiata per provocare domande nel lettore della serie: "E se fosse andata davvero così?" lasciando in sospeso le risposte che ognuno di noi dovrebbe darsi.
Amo libri del genere, dove nulla è come sembra, quando alla fine delle pagine, sospiri e ti ritrovi a desiderare che ci sia ancora un capitolo.
Trovo il viaggio letterario molto avvincente, sotto le cui righe sento odore di note della Mayer con il suo 'The host' che ho amato alla follia, anche se la storia è molto, ma proprio molto diversa.
Direi che Diego, con la cupezza di queste pagine, ha lasciato trapelare che un giorno possiamo rivederlo in un genere diverso da quello romantico ed emotivo a cui ci ha abituati, e non possiamo far altro che attendere fiduciosi.
Ci lascia in regalo un messaggio importante ed è che Lexys alla fine è uno di noi, che cerca di ritrovare se stesso attraverso diverse metamorfosi, passando da un se che prima accetta, poi ricusa, poi cerca di rimodellare in versione zen, fino a lottare per la propria sopravvivenza, perché, ahimé, se la morte si avvicina tanto da farti sentire il fiato sul collo, tu lotti. 
E lotti per rimanere.

Buona lettura!





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