Lettori fissi

giovedì 25 maggio 2023

Sei andata al Salone del Libro di Torino? Eh sì...

La domanda me la pongono in continuazione, amici, conoscenti, colleghi, giusto per avere la mia (ma poveri!) opinione sulla più grande manifestazione letteraria della città.

Ho partecipato a quasi tutte le edizioni, dal 1988 in poi, lavorando in molti campi dell’editoria: libreria, Casa Editrice specializzata in psicologia, Consulente di servizi, standista, logistica e autore. Ogni Salone, mi ha dato un’emozione particolare, per molti anni anche in negativo, ma è un avvenimento che non perderei per niente al mondo, anche solo per un giorno.

E’ il mio mondo, quello interno e più profondo, fatto di profumi, sapori, odori, che si mescolano tra loro dandomi emozioni speciali. E non parlo di incontri (alla prima edizione, con la cerimonia inaugurale al Teatro Regio, ho avuto l’onore di ascoltare il grande premio nobel Brodskij che mi ha dato una grande carica emotiva).

Negli anni ho cercato di non farlo essere ‘solo lavoro’, numeri di telefono o contatti da portare a casa, ma un momento di confronto e di crescita culturale.

L’edizione di quest’anno è stata pazzesca, per numeri, per persone intervenute, per incontri e di organizzazione. Ho molti amici che hanno lavorato nell’allestimento, nei controlli di sicurezza, nella logistica e nella comunicazione e sono arrivati al giorno di apertura, completamente stremati.

Ma tutte le cose, pur programmate e incastrate perfettamente, devono fare i conti con la componente ‘umana’ e incorrono in errori o problemi.

Sarebbe bello partire dai ‘Sì’, ma preferisco partire dai momenti ‘NO’ di questo evento – ma sono considerazioni personali, sia chiaro.

- Sono anni che si chiede di dedicare un padiglione alle scuole, alla formazione, alla didattica, non per ghettizzare una parte consistente di pubblico, come i ragazzi e i bambini, ma dar loro la possibilità di fruire dei tanti eventi a loro dedicati, nel migliore dei modi, soprattutto per quello che riguardano i laboratori. In questo modo si eviterebbero maestre/insegnanti stanche e urlanti che cercano di tenere insieme i gruppi e ai visitatori di inciampare nelle classi accampate in mezzo ai corridoi.

- Bivacco selvaggio: a parte i bambini (che non possono fare altrimenti come poc’anzi detto), all’interno, non ci sono posti per sedersi. In giornate di pioggia come quelle passate, dove non era possibile usufruire dei tavoli area ristoro, c’era una marea di gente buttata a terra tra gli stand, nei corridoi, sui posti riservati a categorie, all’entrata, accanto ai bagni e ai bar. La stanchezza prima o poi prende tutti, ma impedire a persone che avevano bambini con passeggini, cani al guinzaglio, persone su sedie a rotelle, di poter procedere liberamente, è stato davvero assurdo. Basterebbero delle panche lungo i perimetri liberi dei padiglioni, o la possibilità di far uscire le persone dal Lingotto, verso il centro commerciale vicino, mettendo un timbro sulla mano, dando un pass temporaneo, insomma qualcosa che sfoltisca questo malcostume tutto nostrano.

- Bagni: il personale addetto alle pulizie è stato presente, cercando di lasciare gli ambienti puliti e sanificati, ma “l’educazione” degli umani lascia sempre alquanto a desiderare. E le code? Si è giocato a ‘salta la coda’ con un applomb degno di applausi. E meno male che dovevamo uscirne migliori dalla pandemia!

- Bar: a parte la qualità (o non qualità) dei prodotti e i prezzi proibitivi, che dire delle lunghe file dovute non al numero di gente presente alla cassa, ma al problema che i ragazzi giovani messi dietro il registratore, facevano ricorso alla calcolatrice per dare il resto? Ed è successo ad almeno 4 punti di ristoro.

- Polemiche e politica: malauguratamente ero allo stand vicino quando è scoppiata la contestazione alla ministra e la lite tra la stessa e l’arena. La contestazione è un diritto di tutti, ma pure la replica. Peccato che le forze in campo erano palesemente prepotenti e disturbanti, tanto da far venire solo mal di testa. Un Salone troppo politico e poco culturale, da tutti gli schieramenti, dove si sente un ministro dare del ‘cretino’ a Zero Calcare, pensando di far sorridere o trovare consenso, senza capire che ha offeso una parte consistenze dei lettori della manifestazione. Tutte le forme di arte presenti hanno una generazione che si identifica in essa e se si comincia a trattarle con sufficienza, non ci si deve meravigliare se una fetta della popolazione ti contesta.


- File e code per gli incontri ed eventi: assolutamente inadeguato il servizio di accesso. Code anche di 100 metri per accedere alla sala rossa, senza contare quelle che hanno costeggiato tutto il secondo padiglione per incontrare Zero Calcare, con una fila fatta sul lato sinistro del Bookstock, tagliare il corridoio del terzo per accedere a destra (!!!) allo stand della BAO. Si può dire allucinante?

- Giornata di sabato: da incubo!

Si camminava in punta di piedi, passo da lumaca, appiccicati alla persona davanti a te, e guai se dovevi girare in qualche corsia. Neanche con la scorta potevi districarti da questa muraglia umana, chiassosa e in certi momenti, pure violenta (lividi sulle ginocchia, ne abbiamo?) Ho visto volare a terra bottiglie d’acqua, telefonini, bastoni, prendere a calci cestini dei rifiuti che erano in mezzo al corridoio, eppure nessuno ha protestato. Se devi fare la fila dal medico, in posta o altrove, dopo 5 minuti iniziano i ‘rosari’ e i malumori, qui intere ore, senza dire neanche ‘beh’. Potere del biglietto acquistato, vieni a me!


-
Bambini persi e genitori perduti? Domenica non si poteva sentire il continuo avviso di bambini che ‘dovevano recarsi all’Arcaplanet’ o genitori che cercavano i loro figlioli. Da genitore mi sarebbe preso un infarto, ma a quanto pare, sono io che mi faccio troppi problemi.

- Sconti? No grazie, non lo chiedo alla Big CE, ma ai poveri diavoli della piccola e media editoria, che ‘se vogliono vendere, uno sconto me lo fanno’. Una frase che non si può sentire, ma ho visto mercanteggiare moltissime persone ai banchi degli editori, altrimenti lasciavano i libri. Ma pagare dai 18 ai 24 euro un libro ‘famoso’ non ha fatto scattare lo stesso meccanismo nei lettori… chissà perché.

- Autori/personalità con scorta: dovevano passare proprio durante le giornate aperte al pubblico? Per ognuno di loro, una quarantina di persone che bloccava i corridoi, creando panico tra la gente, che si chiedeva: e ora che succede?

Dopo tutti i momenti di cronaca vissuti, direi che forse si potevano utilizzare altre entrate/uscite.

- Una cosa che non riesco a collocare nel momento e nel luogo: ma gli autori sotto le passerelle per la pioggia, per intenderci sul corridoio, col banchetto e la scatola dei libri da autografare, ma cosa mi rappresentavano? Non era uno stand, ma un passaggio obbligato per chi andava dai padiglioni all’Oval. Ma io proprio boh!

 

Momenti sì (con questi me la sbrigo subito).



- L’atmosfera era elettrizzante, nonostante il caos, agli stand sono stati gentili, disponibili, pazienti.

- Conferenze: tante, ma per molti inaccessibili. Ma beati quelli che sono riusciti a presenziare perché mi hanno detto, erano validissimi.

- Autori, giornalisti, ospiti, tutti molto disponibili a fare le foto, autografi, chiacchierare con il pubblico. Per quelli che sono venuti appositamente per incontrare i loro idoli, ho notato una certa comprensione (anche verso di me, che saltellando di qua e di là, sono riuscita a fare le foto).

 

 

 


- Lo stand più spettacolare senz’altro quello dell’Albania, una roccia rosso fuoco spaccata, con interni tutti da visionare. Hanno pure fatto una danza popolare che ha deliziato il pubblico.

- Lo stand relax dell’Aboca, il bosco degli scrittori, una meraviglia di polmone verde al chiuso, che ha dato un attimo di pace a molti di noi.

- Lo stand dello Scarabeo, un posto cult per chi come me ama pietre e tarocchi: da ritornarci!



- Piccola e Media editoria hanno dato il massimo, portando una varietà di libri dalla qualità ottima e di vario genere.

 

Momento… nì

- Stand Pro (autori in self).

Apprezzo la collocazione, l’allestimento, la luminosità e lo spazio dato a questi coraggiosi autori che si sono sobbarcati spese e tempo non da poco, ma ci sono stati diversi atteggiamenti che hanno urtato sia i lettori che addetti ai lavori.

Per quanto autore/autrice emergente, non si può essere aggressivi come quando si invade la bacheca di una persona appena aggiunta, spammando il proprio ‘capolavoro’ come fosse ‘opera omnia’, ma soprattutto avere un comportamento scorretto nei confronti di colleghi che sono nella tua stessa situazione, ossia non rispettare le regole sia di spazio che di vendita. Molti hanno venduto fuori dall’area, altri accanto ai bagni, o nel parcheggio, altri hanno distolto lettori incuriositi da altri libri, verso i propri (facendo perdere la vendita all’altro autore o al proprio).

Personalmente credo che questo comportamento vada a ledere i diritti di alcuni delle associazioni che lavorano da anni per portare i self in fiera, togliendo opportunità a chi si comporta correttamente.

Magari occorre vigilare meglio e sono sicura che si possa solo migliorare e crescere, considerato che, molti libri esposti, sono dei piccoli pezzi da leggere e collezionare, considerato la cura dei dettagli e del lavoro fatto.

- Booktok

E’ una realtà, ci si deve fare i conti e, per quanto apprezzi la competenza di alcuni influencer, tengo a precisare che sono sempre opinioni ‘personali’ che – purtroppo – fanno tendenza.

Ricordo che i blogger o gli influencer social (FB, TW, IG, TT, etc.) sono lettori (o presunti tali, perché molti neanche leggono, si limitano a dire quattro cose sul libro, leggendo la trama o le recensioni preconfezionate). NON sono critici letterari, non sono quelli che comprano i vostri libri, pertanto è una valutazione opinabile.




Considerazioni finali:

Nonostante tutto, sono felice di esserci stata. Al momento che scrivo mi resta la stanchezza, ma soprattutto la soddisfazione di aver vissuto altri momenti memorabili, tra pagine di carta ed emozioni che conserverò fino alla prossima edizione.




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